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L'Alpe Cimbra: importante confine della Grande Guerra

Updated: Mar 14, 2022


Il 1914 รจ un anno noto a tutti: lo scoppio della Grande Guerra, il primo conflitto di carattere mondiale che sconvolse lโ€™Europa e che, ancora oggi, dร  unโ€™importante lezione di vita, oltre che di storia, a tutta lโ€™umanitร . Sullโ€™Alpe Cimbra ci furono alcune fra le battaglie piรน sanguinose avvenute in Trentino, allora impero austro-ungarico: perchรฉ era proprio su queste alture dove era posto il confine con il Regno dโ€™Italia (oggi punto di contatto fra Trentino e Veneto).

Sullโ€™altopiano di Folgaria, Lavarone e Luserna, infatti, venne eretta, agli inizi del โ€˜900, una poderosa cintura fortificata composta da 7 forti: il Forte Belvedere Gschwent (1177 m), il Forte Lusรฉrn (1549 m), il Forte Busa Verle (1554 m) e il Forte Cima Vรฉzzena (1908 m) tra lโ€™altopiano di Vรฉzzena e Lavarone, e il Forte Cherle (1445 m), il Forte Sommo Alto (1614 m) e il Forte Dosso del Sommo (1670 m) a Folgaria. A queste fortezze, si aggiungevano lโ€™osservatorio sul Monte Rust e il comando austro-ungarico di Virti. Lo scopo di queste strutture belliche era quello di bloccare lโ€™avanzata italiana verso Trento attraverso le vallate vicentine. La perdita di questo confine, per lโ€™impero austro-ungarico sarebbe stata una grande minaccia per il centro del Trentino.


Le fortezze erette sul nostro altopiano erano lโ€™espressione massima dellโ€™ingegneria bellica austro-ungarica di inizio XX secolo. Le loro coperture erano fatte di calcestruzzo e rinforzate con grosse travi dโ€™acciaio (400 mm), arrivando ad uno spessore delle mura di addirittura oltre tre metri. In ogni forte erano presenti delle cupole girevoli dโ€™acciaio le quali erano munite da obici di piccolo calibro (100 mm). Nei casi in cui, invece, fosse necessaria una difesa maggiormente ravvicinata, erano previste postazioni blindate equipaggiate di svariate mitragliatrici. I profondi fossati, inoltre, erano strumenti di difesa passiva.


Sullโ€™altopiano di Vรฉzzena, sul quale furono eretti i giร  menzionati Forte Cima Vรฉzzena, Forte Busa Verle e Forte Lusรฉrn, si registrarono inizialmente delle gravi perdite a causa dei pesanti bombardamenti italiani, e le opere fortificate presenti su questo territorio furono quasi costrette alla resa. Tuttavia, il 20 agosto 1915 furono in grado di rispondere con successo allโ€™unico tentativo di avanzata italiano โ€” evento che prese il nome della battaglia di Bassรณn โ€” che costรฒ al Regno dโ€™Italia la perdita di oltre mille uomini.


Anche il Forte Belvedere Gschwent (qui trovate il nostro articolo), la ยซsentinella della Val dโ€™Asticoยป, subรฌ pesanti bombardamenti e registrรฒ numerose perdite, conservando perรฒ il suo stato meglio delle altre opere fortificate presenti sul territorio. Fu cosรฌ che, a differenza delle altre fortezze presenti sullโ€™Alpe Cimbra, il tale forte fu dichiarato monumento nazionale per decreto regio di Vittorio Emanuele III, e fu quindi salvato dalla demolizione ordinata dal governo fascista in tempo di autarchia. Questo avvenne perchรฉ si voleva che almeno un forte dell'altopiano rimanesse per testimoniare la Grande Guerra alle generazioni future.


Oggi, il Forte Belvedere รจ museo della Prima guerra mondiale e vanta oltre 28.000 visitatori lโ€™anno. Al suo interno sono presenti installazioni multimediali e sale espositive che aiutano a comprendere e quasi anche a percepire, grazie allโ€™umiditร  e al freddo delle mura, le atroci esperienze di questo importantissimo conflitto storico.


A testimonianza della Grande Guerra sullโ€™Alpe Cimbra, inoltre, vi sono anche le trincee di Nosellari, dove, ad oggi, รจ presente un percorso tematico che ripercorre quella che fu la prima linea austro-ungarica che si affacciava sul Regno dโ€™Italia, oggi Val dโ€™Astico.


Il territorio dellโ€™Alpe Cimbra riporta molte cicatrici del primo conflitto mondiale: ferite storiche che sono territoriali, culturali, ma anche umane. E sono tutte lรฌ pronte a raccontarci, con viva memoria, tra vasti prati, boschi e panorami, ciรฒ che hanno vissuto, ciรฒ che hanno visto, e ci fanno respirare la libertร  che lโ€™umanitร , in un certo senso, forse un poโ€™ paradossale, si รจ dovuta guadagnare.




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